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Strade del Vino del Lazio – Il Cesanese

Le Strade del vino nel Lazio - Il Cesanese

Il vino. Il fermentato succo d’uva reso alcolico, amatissimo dai popoli antichi, apprezzatissimo e ricercato già ai tempi dei Romani, è l’elemento immancabile sulle tavole di mezzo mondo e il signore indiscusso della tavola italiana. E proprio l’Italia con la sua produzione di vino Doc, Dop e Igp è riconosciuta a livello internazionale come il Paese del vino. Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Sicilia, tutte le regioni d’Italia producono vino e ne producono di qualità eccellente nonché per tutti i gusti. Secondo l’Istat e il Sinab, la produzione di vino in Italia è talmente frammentata che è pressoché impossibile censire tutte le qualità del vino se si vanno a considerare le produzioni proprie i comuni vini da tavola. Di certo sappiamo quali sono le strade del vino laziali. C’è la Strada del Vino dei Colli del Trasimeno, la Strada dei Vini dei Castelli Romani, e la Strada del Vino Cesanese.

Le Strade del vino nel Lazio - Il Cesanese

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Affile

Partiamo dunque per una bella gita in auto alla scoperta del vino Cesanese che per un lungo tratto si trova nel territorio della Ciociaria e che ne è, quindi, il vino simbolico. La prima tappa è Affile, centro nato in epoca pre-romana e che ha conservato spiccate caratteristiche medioevali come la Chiesa di Santa Felicita, risalente al XIV secolo o quella di Santa Maria, edificata nel XVI secolo, in pieno Rinascimento. V’è poi la Chiesa di San Pietro, la più antica di tutte, risalente addirittura al VI secolo d.C. e diverse rovine romane che testimoniano la presenza di un Castrum (l’accampamento militare dell’esercito romano) e una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Proprio viene prodotto il Cesanese di Affile, vino Doc dal colore rosso rubino, dal profumo delicatissimo e dal sapore morbido e armonico.

Le Strade del vino nel Lazio - Il Cesanese - Affile

Serrone

Proseguendo leggermente verso Sud si trova Serrone, anche lui abitato fin dall’epoca pre-romana e che fu conquistato personalmente da Odoacre, generale unno che divenne Re degli Eruli e venne successivamente sconfitto da Teodorico, re degli Ostrogoti, che gli strappò Serrone nel 493 d.C. finché il generale bizantino Belisario non reclamò il luogo nel 580 d.C. in nome dell’Imperatore Romano d’Oriente Giustiniano.

Di quell’epoca a Serrone non rimane molto, tuttavia il medioevo e soprattutto il Rinascimento videro fiorire, sotto il controllo del papato, il piccolo comune del frusinate, tanto che oggi si possono ammirare antichissime chiese come quella di San Quirico (XII secolo) e percorsi che portano agli eremi di montagna come quello di San Michele Arcangelo situato a 1100 metri s.l.m. e raggiungibile parcheggiando la macchina e proseguendo a piedi. Il cesanese di Serrone si presenta col tipico colore rubino ma con una variante floreale che riporta alla mente il profumo dei sottoboschi da cui il comune è circondato.

Piglio

Stanchi ma soddisfatti si riparte verso Piglio, comune confinante con Serrone. Piglio deve il suo nome a una leggenda alquanto bislacca. Pare infatti che il generale romano Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore, andando verso Sud per contrastare la permanenza di Annibale in Italia, perse a causa del forte vento l’elmo “pileo” proprio in quel territorio, già abitato da poche e rade popolazioni. Piglio passò poi di mano in mano nel corso del Medioevo, da Cola di Rienzo ai Colonna fino a divenire dominio papale sotto papa Clemente VII e subì il bombardamento alleato nel 1944 durante la liberazione dell’Italia.

Vi si trovano il Convento francescano di San Lorenzo il quale, secondo la leggenda, fu fondato dallo stesso San Francesco mentre era in viaggio verso Subiaco, la chiesa di Santa Maria Maggiore risalente al XIII secolo e soprattutto il Castello Colonna che col suo torrione domina l’area circostante. Il cesanese del Piglio presenta una variante di colore che sopravviene con l’invecchiamento e che fa passare il caratteristico rubino a un granata e un sapore leggermente amarognolo.

Le Strade del vino nel Lazio - Il Cesanese - Piglio

Acuto

A qualche altro minuto di auto si trova Acuto, un paesino di nemmeno 2.000 abitanti che secondo la leggenda nacque poiché i cittadini di Anagni fuggirono dalla città in seguito a una non meglio precisata invasione. Isolato e difficile da raggiungere in tempi antichi, ha conservato tutto il suo carattere medievale e dei magnifici portali che immettono nel centro storico. Al centro si trova un castello (privato) che ogni anno apre l pubblico in occasione di una rassegna di musica sinfonica chiamata “Musica al Castello”. Il comune inoltre, celebra l’ottimo vino cesanese tramite la “Sagra dell’uva” ed è circondato da numerosi boschi e pinete che rendono l’aria estremamente salubre e indicata per chi ha problemi respiratori. Il vino di Acuto ha le stesse caratteristiche di quello del Piglio con un profumo di sottobosco particolarmente intenso.

Le Strade del vino nel Lazio - Il Cesanese - Acuto

Anagni

Scendendo ancora con la macchina si intravede già dalla strada la magnifica Anagni, residenza i papi e comune dalla ricca e fitta storia fatta di schiaffi, poeti, principi germanici e partite a scacchi. Anagni ha una storia di contese che cominciano con la lotta fra Ernici e Romani fino alla conquista da parte di questi ultimi avvenuta nel 306 a.C. e che proseguì nel medioevo, precisamente nel 1160, quando papa Alessandro III scomunicò – proprio dalla sua residenza di Anagni – Federico Barbarossa. Poi avvenne l’episodio dello schiaffo, nel 1303, quando Bonifacio VIII si scontrò contro i Colonna e l’esercito francese di Filippo il Bello. L’episodio provò talmente tanto il Bonifacio VIII che questi si mise a letto e per tre mesi non volle mangiare, cosa che lo portò alla morte. Lo stesso Dante Alighieri nella sua Commedia, pur non essendo un estimatore del papa si trovò a scrivere:

“Perché men paia il mal futuro e ‘l fatto,
veggio in Alagna intrar lo fiordaliso,
e nel vicario suo Cristo esser catto.

Veggiolo un’altra volta esser deriso;
veggio rinovellar l’aceto e ‘l fiele,
e tra vivi ladroni esser anciso.”

Oggi si possono ammirare la Cattedrale di Santa Maria, vero gioiello della regione e la Cripta di San Magno. Infine il Palazzo di Bonifacio VIII luogo dello schiaffo che conserva dei meravigliosi affreschi medioevali.

Le Strade del vino nel Lazio - Il Cesanese -Anagni

Olevano Romano

Come ultima tappa di questa gita ricca di gusto e buon bere, vi proponiamo una visita a Olevano Romano. Una cittadina nata per volontà dei romani che la dotarono di possenti mura delle quali oggi sono rimaste poche testimonianze. Fu dominio dei Colonna prima e degli Orsini poi, su concessione di Bonifacio IX. Qui viene prodotto il cesanese di Olevano Romano, un Doc rosso tendente al granata dall’odore delicato e dal sapore morbido e amarognolo.

Tornando a casa non potrà che rimanervi impresso come la Strada del Vino Cesanese sia foriera di grandi e antichissime storie, custode silenziosa di leggende. Una terra in cui la Storia è passata più volte lasciando segni inequivocabili. Segni di cui il vino cesanese è di certo, e di gran lunga, il rosso filo conduttore.

Le Strade del vino nel Lazio - Il Cesanese - Tragitto

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